28 ott 2016

Riportiamo, con il permesso dell'autrice la poetessa Anna Martinenghi, un'importante riflessione che vi invitiamo a leggere...

“Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?  Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.  Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?  Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me”.

Dal Vangelo secondo Matteo


Cerco di mettere in fila pensieri sulla questione Goro e Gorino. So che non ne caverò un ragno dal buco, perché trattasi di materia sensibile e complicata, ma mi serve per fare un po’ d’ordine.

Che fosse una gran brutta storia, lo si è capito fin da subito. Facile da giudicare anche. Gli strali infatti sono stati lanciati in ogni direzione. Ma non è proprio come commentare una partita dal divano.

 “Quella non è Italia” si dice da più parti per lavarsi la coscienza. E invece lo è, un’Italia che conosco benissimo, gemella ben poco diversa da quella in cui mi è capitato di nascere. E non la voglio difendere, la voglio capire. Anche perché vivo in un comune in cui l’amministrazione quest’estate ha approvato in fretta e furia una variante al PGT per impedire la trasformazione di una proprietà privata, commerciale o di altro genere superiore ai 300 mq in una struttura ricettiva. Mi sembra chiara l’intenzione. Eppure è lo stesso paese che in un altro ambito di volontariato organizza “la cena dei popoli” per festeggiare le etnie che lo abitano. E pure qui è Italia.

L’Italia che ha tanto a cuore il Crocifisso nelle scuole e il presepe a Natale. Poi però quando è ora di farlo il presepe, un conto è infilarci una statuina, un conto è metterci una donna incinta vera che ha attraversato il Mediterraneo rischiando la vita, insieme ad altre 11 e a 8 bambini.

Non c’era posto per loro nell’albergo.

Quindi l’Italia non è proprio come pensiamo di conoscerla. Ora gli abitanti di Goro e Gorino hanno di certo le loro responsabilità e non credo siano usciti indenni da questo racconto, ma chi li giudica in questi giorni dovrebbe stare attento a scagliare la prima pietra.

Quello che sta succedendo sottotraccia nel nostro Paese è forse peggio del rifiuto plateale della provincia Ferrarese: è una finta accoglienza muta e trasandata, nel vuoto istituzionale, gestita nel migliore dei casi grazie al volontariato. Ma questo travaso di vite, di gente, di storie, di pensieri e di speranze prima o poi esploderà come una bomba, se non ce ne occupiamo in fretta invece di perdere tempo con riforme costituzionali e leggi elettorali.

L’indifferenza mostrata dall’Europa di fronte a questo enorme problema non è giustificabile. Come non è giustificabile uno Stato che voglia risolvere l’urgenza dei migranti in Italia spedendoli a caso dove capita (in una frazione di 600 anime distante 70 km dal capoluogo e 60 dal primo ospedale), imponendoli ad amministrazioni comunali impreparate e poi abbandonandoli nel nulla da fare, che molto spesso finisce inevitabilmente nella delinquenza e nel malaffare.

Non basta strapparli alle onde prima che anneghino. Vanno fatti vivere, in un qualche modo, in un qualche posto. Non hanno uno status definito, non posseggono beni o denaro ma sono vite umane, che crescono, si ammalano e hanno bisogni e desideri come li abbiamo tutti noi.

Sarò impopolare, ma un po’ gli abitanti di Goro e Gorino li capisco. Perché c’è un’Italia molto impaurita e precaria, che si sente abbandonata da uno Stato complicato e pretenzioso che sembra essere sempre più spesso contro gli interessi del cittadino. Un’Italia a cui le cose non le spiega nessuno, se non con regole macchinose e contraddittorie.

Così si ha paura, della discarica che ci viene costruita accanto, delle trivellazioni indiscriminate per accumulare gas metano in una zona geologicamente delicata, dello straniero messo a dormire nell’ostello.

Ma queste sono persone, non cimici o discariche. 

Ecco, i pensieri li ho messi in fila e sono più confusa di prima. Due cose credo di aver capito: la prima è che non possiamo girare la faccia dall’altra parte, che questo è un problema enorme che riguarda tutti dal più alto grado del potere al privato cittadino e quando ce ne verrà reso conto non potremo dire che “non sapevamo” e la seconda è che quest’anno ci vorrà davvero più coraggio per fare il presepe.


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