“Allora
i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti
abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti
abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto
ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro:
In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi
miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua
sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il
diavolo e per i suoi angeli. Perché ho
avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da
bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito,
malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno:
Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o
malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni
volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli,
non l'avete fatto a me”.
Dal
Vangelo secondo Matteo
Cerco
di mettere in fila pensieri sulla questione Goro e Gorino. So che non ne caverò
un ragno dal buco, perché trattasi di materia sensibile e complicata, ma mi
serve per fare un po’ d’ordine.
Che
fosse una gran brutta storia, lo si è capito fin da subito. Facile da giudicare
anche. Gli strali infatti sono stati lanciati in ogni direzione. Ma non è
proprio come commentare una partita dal divano.
“Quella non è Italia” si dice da più parti per
lavarsi la coscienza. E invece lo è, un’Italia che conosco benissimo, gemella
ben poco diversa da quella in cui mi è capitato di nascere. E non la voglio
difendere, la voglio capire. Anche perché vivo in un comune in cui
l’amministrazione quest’estate ha approvato in fretta e furia una variante al
PGT per impedire la trasformazione di una proprietà privata, commerciale o di
altro genere superiore ai 300 mq in una struttura ricettiva. Mi sembra chiara
l’intenzione. Eppure è lo stesso paese che in un altro ambito di volontariato
organizza “la cena dei popoli” per festeggiare le etnie che lo abitano. E pure
qui è Italia.
L’Italia
che ha tanto a cuore il Crocifisso nelle scuole e il presepe a Natale. Poi però
quando è ora di farlo il presepe, un conto è infilarci una statuina, un conto è
metterci una donna incinta vera che ha attraversato il Mediterraneo rischiando
la vita, insieme ad altre 11 e a 8 bambini.
Non
c’era posto per loro nell’albergo.
Quindi
l’Italia non è proprio come pensiamo di conoscerla. Ora gli abitanti di Goro e
Gorino hanno di certo le loro responsabilità e non credo siano usciti indenni da
questo racconto, ma chi li giudica in questi giorni dovrebbe stare attento a
scagliare la prima pietra.
Quello
che sta succedendo sottotraccia nel nostro Paese è forse peggio del rifiuto
plateale della provincia Ferrarese: è una finta accoglienza muta e trasandata,
nel vuoto istituzionale, gestita nel migliore dei casi grazie al volontariato.
Ma questo travaso di vite, di gente, di storie, di pensieri e di speranze prima
o poi esploderà come una bomba, se non ce ne occupiamo in fretta invece di
perdere tempo con riforme costituzionali e leggi elettorali.
L’indifferenza
mostrata dall’Europa di fronte a questo enorme problema non è giustificabile.
Come non è giustificabile uno Stato che voglia risolvere l’urgenza dei migranti
in Italia spedendoli a caso dove capita (in una frazione di 600 anime distante
70 km dal capoluogo e 60 dal primo ospedale), imponendoli ad amministrazioni
comunali impreparate e poi abbandonandoli nel nulla da fare, che molto spesso
finisce inevitabilmente nella delinquenza e nel malaffare.
Non
basta strapparli alle onde prima che anneghino. Vanno fatti vivere, in un
qualche modo, in un qualche posto. Non hanno uno status definito, non posseggono
beni o denaro ma sono vite umane, che crescono, si ammalano e hanno bisogni e
desideri come li abbiamo tutti noi.
Sarò
impopolare, ma un po’ gli abitanti di Goro e Gorino li capisco. Perché c’è
un’Italia molto impaurita e precaria, che si sente abbandonata da uno Stato
complicato e pretenzioso che sembra essere sempre più spesso contro gli
interessi del cittadino. Un’Italia a cui le cose non le spiega nessuno, se non
con regole macchinose e contraddittorie.
Così
si ha paura, della discarica che ci viene costruita accanto, delle trivellazioni
indiscriminate per accumulare gas metano in una zona geologicamente delicata,
dello straniero messo a dormire nell’ostello.
Ma
queste sono persone, non cimici o discariche.
Ecco,
i pensieri li ho messi in fila e sono più confusa di prima. Due cose credo di
aver capito: la prima è che non possiamo girare la faccia dall’altra parte, che
questo è un problema enorme che riguarda tutti dal più alto grado del potere al
privato cittadino e quando ce ne verrà reso conto non potremo dire che “non
sapevamo” e la seconda è che quest’anno ci vorrà davvero più coraggio per fare
il presepe.
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